Authors:Alessandro Russo Pages: 7 - 13 Abstract: Sulla base di una dimenticata intuizione di Alberto Grilli, l’articolo si propone di rivendicare, con nuovi argomenti e precisazioni, l’attribuzione a un frammento del Telamo di Ennio delle parole superstitiosi vates inpudentesque harioli (Enn. sc. 319 V.2) che nelle edizioni più recenti delle tragedie enniane vengono invece attribuite a Cicerone, fonte del frammento. PubDate: 2023-03-16 DOI: 10.54103/2282-0035/19879 Issue No:Vol. 75, No. 1 (2023)
Authors:Damiano Fermi Pages: 15 - 30 Abstract: L’esame di un passo della Vita di Platone laerziana (III 2) – e di luoghi paralleli riferibili alla medesima tradizione – permette di mettere a fuoco un motivo mitico cruciale nei racconti sulla concorrenza tra essere umano e divinità nel gamos con una mortale: il divieto, che il nume impone al ‘rivale’ di inferiore natura, di congiungersi con la donna che reca in grembo il suo seme, finché l’eroina non abbia portato a termine la gravidanza. Le storie di personaggi femminili colpevoli di duplice gamos – prima con il dio e poi, a breve distanza di tempo, con il mortale – si focalizzano sulle conseguenze nefaste del secondo contaminante connubio: uno per tutti il caso di Coronide madre di Asclepio (e forse il motivo era associato anche ad altre note madri mitiche, come Arianna, Semele e Alcmena). In questi esempi, tuttavia, in genere non è esplicitato il tema della proibizione divina, come invece accade nel bios di Diogene Laerzio. Qui infatti Apollo, dopo aver concepito Platone con Perictione, appare ad Aristone per vietargli il rapporto sessuale con la parthenos. PubDate: 2023-03-16 DOI: 10.54103/2282-0035/19880 Issue No:Vol. 75, No. 1 (2023)
Authors:Elena Castelnuovo Pages: 31 - 43 Abstract: Nell’articolo due passi di riflessione poetica tratti dal Cathemerinon liber di Prudenzio sono analizzati secondo il concetto di “presenza nella distanza”: gli antecedenti lirici di Prudenzio, appartenenti tanto alla tradizione biblica quanto a quella classica, si armonizzano in queste dichiarazioni di poetica dell’innografo cristiano; Prudenzio si esprime con la loro voce e allo stesso tempo dichiara di superarli. In Cath. 5 il poeta richiama, quasi parafrasandolo, il Cantico di Mosè presente nel quindicesimo capitolo dell’Esodo e al contempo riprende chiaramente alcuni versi, nonché i temi di fondo, dell’ode oraziana 4,5 ad Augusto. Nelle strofe incipitarie di Cath. 9, Prudenzio rivela i suoi modelli alludendo prima a Orazio lirico, poi menzionando apertamente il salmista Davide, e si propone come l’erede e al tempo stesso il compimento di entrambi. Ulteriori esempi da Cath. 6 e dal Contra Symmachum mettono in luce come Prudenzio non presenti come contraddittorio il riuso di frammenti dal passato, anche nel caso in cui questi presentino contenuti chiaramente pagani. Grazie al poeta cristiano, il passato può ritrovare una nuova vitalità. PubDate: 2023-03-16 DOI: 10.54103/2282-0035/19881 Issue No:Vol. 75, No. 1 (2023)
Authors:Francesco Vanoni Pages: 45 - 56 Abstract: Il presente contributo vuole prendere in esame l’omelia Quod frequenter conveniendum sit (CPG 4441.03) del vescovo di Costantinopoli Giovanni Crisostomo (ca. 350-407). In particolare, scopo del lavoro è quello di pubblicare per la prima volta il testo, criticamente edito, di una porzione dell’omelia mancante nel codice Ott. gr. 431 – utilizzato da Bernard de Montfaucon per la prima edizione delle Undecim novae homiliae che esso trasmette – a causa della caduta del f. 171. Grazie alla scoperta del codice Stavronikita 6, avvenuta a metà degli anni ’50 del XX secolo, è ora possibile colmare la mutilazione del codice ottoboniano, dal momento che il manoscritto atonita trasmette la medesima serie di omelie, offrendo però il testo integrale laddove quello del ms. vaticano è lacunoso. Tale lavoro si compone dunque, oltre che del testo critico del passo finora ignoto, anche della relativa traduzione italiana e di alcune brevi note di commento. PubDate: 2023-03-16 DOI: 10.54103/2282-0035/19882 Issue No:Vol. 75, No. 1 (2023)
Authors:Amedeo Raschieri Pages: 57 - 77 Abstract: La Dictio 17 (= 239 Vogel) di Ennodio è una controuersia in cui il declamatore si scaglia contro un figlio che non ha provveduto al mantenimento del padre anziano tanto da provocarne la morte. L’argomentazione è rafforzata da esempi di animali, aquile e lupi, che, a differenza dell’accusato, si prendono cura dei genitori. Nell’esempio delle aquile è sfruttato un tema ampiamente diffuso nella tradizione esegetica biblica; in particolare, Ennodio dimostra strette consonanze con la versione di questo motivo che si legge in Paolino di Nola (Carm. 24 Hartel). Più oscuro rimane l’esempio dei lupi che in genere sono contraddistinti da ferocia e rapacità, mentre in Ennodio dimostrano una singolare benevolenza verso i genitori. Anche in questo caso si propongono alcuni precedenti biblici che possono aver influenzato la loro caratterizzazione positiva nella controuersia ennodiana. Una lettura della Dictio 17 in chiave soltanto allegorica è da evitare, ma la scelta di questi esempi animali, connotati in modo fortemente cristiano, permette di pensare a un’interpretazione su più livelli, retorico, morale e spirituale. PubDate: 2023-03-16 DOI: 10.54103/2282-0035/19883 Issue No:Vol. 75, No. 1 (2023)
Authors:Andrea Murace Pages: 79 - 102 Abstract: Questo articolo è dedicato al De Aucupio di Pietro degli Angeli da Barga, altrimenti conosciuto come ‘il Bargeo’ (1517-1596), e alla trama di corrispondenze tematiche che questo poema intreccia con la parafrasi degli Ixeutica di Dionisio (III-V sec.), presumibilmente nota al poeta tramite la mediazione di Conrad Gessner. Dopo un’introduzione sui protagonisti della questione, ci si concentrerà su un caso esemplare, corredato di apparato critico, tratto dal De Aucupio, e sulle possibili fonti impiegate dal Bargeo. PubDate: 2023-03-16 DOI: 10.54103/2282-0035/19884 Issue No:Vol. 75, No. 1 (2023)
Authors:Cesare Fertonani Pages: 103 - 116 Abstract: La Suonata a 4 al Santo Sepolcro RV 130 e la Sinfonia al Santo Sepolcro RV 169, due composizioni gemelle risalenti con ogni probabilità agli anni Trenta del Settecento, occupano un posto singolare nella produzione strumentale di Antonio Vivaldi. L’indicazione del titolo «al Santo Sepolcro» non lascia dubbi sul fatto che le due partiture siano connesse con la Passione di Cristo e che dunque siano state composte per la settimana di Pasqua; restano tuttavia problematiche da individuare l’occasione e la destinazione e per cui esse sono state scritte. Se da una parte appare chiaro il riferimento delle due composizioni al modello formale e stilistico rappresentato dalla sinfonia introduttiva del «sepolcro», il particolare tipo di oratorio coltivato dagli anni Sessanta del Seicento nella cappella imperiale di Vienna, dall’altra rimangono aperte le ipotesi di un adattamento di questo modello compositivo in funzione di un contesto diverso da quello viennese – o comunque centroeuropeo – e segnatamente di alcune possibili destinazioni in ambito veneziano. PubDate: 2023-03-16 DOI: 10.54103/2282-0035/19885 Issue No:Vol. 75, No. 1 (2023)
Authors:Marco Emilio Erba Pages: 117 - 152 Abstract: Nel Tesoro del Duomo di Monza si conservano tre celebri dittici eburnei relativi alla dotazione di suppellettili liturgiche di Berengario del Friuli (inizi X secolo): il dittico di Stilicone e quello del Poeta e della Musa, entrambi tardo antichi; il dittico di re Davide e san Gregorio Magno, di datazione e lettura più controverse (VI secolo ed età carolingia). Primo editore dei pezzi è Anton Francesco Gori nel secondo volume del Thesaurus veterum diptychorum consularium et ecclesiasticorum (1759), corredato di tre tavole di Andrea Scacciati. Pur non avendo mai visionato i manufatti, l’erudito fiorentino dedica ad essi un’ampia disamina critica basandosi essenzialmente sugli acquerelli del pittore Girolamo Ferroni, reclutato dal marchese milanese e prezioso intermediario Alessandro Teodoro Trivulzio. Nel 1794 il padre della storiografia monzese, il canonico Anton Francesco Frisi, risolve di rieditare i dittici in apertura del terzo tomo delle sue Memorie storiche di Monza e sua corte. Consigliato da quel don Carlo Trivulzio erudito e proprietario di un ricco nucleo di avori antichi, supportato dalle modeste incisioni di Giulio Cesare Bianchi, offre una rilettura che puntualizza ed emenda in parte quanto scritto dal Gori, condita da una vena polemica contro «chi non ha esaminati personalmente i Monumenti, sui quali ragiona». Sullo sfondo del contesto culturale dell’epoca e delle personalità che vi presero parte, con l’ausilio della documentazione divisa tra la Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, l’Archivio della Fondazione Trivulzio e la Biblioteca Marucelliana di Firenze, il contributo intende proporre una ricostruzione degli avvenimenti con attenzione al rapporto tra originale (i dittici monzesi) e copia (disegni e incisioni che ne scaturirono). PubDate: 2023-03-16 DOI: 10.54103/2282-0035/19886 Issue No:Vol. 75, No. 1 (2023)
Authors:Lorenzo Napodano Pages: 153 - 173 Abstract: Dopo aver svelato parte della storia e dell’attività di Giulio Sambon (1837-1921) con la sua «Impresa di Vendite in Italia» a Milano, Firenze, Roma e Napoli,1 si propone un approfondimento sul suo incontro con il mercante d’arte Francesco Molinari (1813-1866). Quest’ultimo, attivo in Italia e probabilmente anche in Europa, si colloca nel panorama del collezionismo milanese della seconda metà dell’Ottocento con una particolare attenzione alle opere d’arte lombarda, configurandosi un crocevia ancora non indagato del secolo dei conoscitori. L’occasione che ha portato i due mercanti ad avvicinarsi è stata la chiusura del negozio che Molinari aveva a Milano, per la cui occasione questi chiama Sambon per allestire un’asta con quanto ancora in esposizione. L’episodio diventa l’inizio della dispersione di una raccolta che conta più di 350 opere, documentata attraverso cataloghi d’asta e certificati d’esportazione che mischiano informazioni di carattere storico-artistico e di gusto. PubDate: 2023-03-16 DOI: 10.54103/2282-0035/19887 Issue No:Vol. 75, No. 1 (2023)
Authors:Christian Frigerio Pages: 175 - 190 Abstract: Questo articolo si propone come contributo alla teoria della rêverie degli elementi naturali sviluppata da Gaston Bachelard. Si argomenterà che la contemplazione del mare sollecita una visione particolare del mondo che può affettare le nostre idee del tempo e della memoria. Sulla scia del famoso detto di Eraclito, quella del fiume è sempre stata l’immagine principale per descrivere la natura inafferrabile del tempo; ma il mare, il luogo dove finiscono tutti i fiumi, fornisce una perfetta analogia naturale per la conservazione del «passato in sé» attorno cui Henri Bergson ha costruito la sua teoria della durata e della memoria: niente scompare davvero, e così il passato viene dotato della consistenza e della vivida eternità che la filosofia tradizionale attribuiva all’essere. Intercessori dal panorama letterario, uniti alla considerazione filosofica di alcune immagini ricorrenti – specialmente quelle del relitto e della città sommersa – aiuteranno ad approssimare la rêverie marina al pensiero di Bergson, approssimazione che si compirà nella conclusione. PubDate: 2023-03-16 DOI: 10.54103/2282-0035/19888 Issue No:Vol. 75, No. 1 (2023)
Authors:Beatrice Ambra Turri Pages: 191 - 219 Abstract: L’importanza dei men’s studies nel panorama accademico ha condotto a ulteriori ricerche riguardo le identità letterarie non solo delle donne, ma anche degli uomini. La Ibis Trilogy di Amitav Ghosh offre nuovi spunti in tal senso rappresentando diverse maschilità queer. È da questa prospettiva che l’articolo analizza l’identità non conforme di Kesri Singh. In primo luogo, vengono confrontate la maschilità imposta socialmente e quella divergente del protagonista. In secondo luogo, si delineano le strategie impiegate dal personaggio per preservare la sua integrità fisica e psicologica in un contesto tossico. In virtù della solida impostazione storica dei romanzi, vengono forniti cenni storici sulle peculiarità dell’ambiente patriarcale nel quale si evolve il protagonista. Le discriminazioni razziali e di colonialismo sono altresì esaminate secondo una prospettiva femminista intersezionale. Si proverà dunque l’esistenza di un discorso sull’identità di genere maschile narrativamente rilevante nella Ibis Trilogy, il quale riflette la critica opposizione di Ghosh verso il colonialismo occidentale e la divisione delle caste in India. Inoltre, verrà sottolineato l’uso del discorso di genere maschile come strumento di manipolazione per rinsaldare il colonialismo e il classismo. Infine, si dimostrerà l’esistenza di una riflessione sulla maschilità quale concetto non univoco, bensì sfaccettato e oggetto di una continua negoziazione nel suo significato. Le premesse portano in ultima analisi a una sua più ampia definizione, arricchita di nuove e significative prospettive sull’argomento. PubDate: 2023-03-16 DOI: 10.54103/2282-0035/19889 Issue No:Vol. 75, No. 1 (2023)
Authors:Giovanni Ferrario Pages: 221 - 234 Abstract: Inizialmente, il saggio tratteggia una breve storia estetico-artistica della nuvola, dagli archè della filosofia naturalistica presocratica, in cui si mostrano le nuvole come un compendio perfetto della vita e della sua immagine mutevole, alla tesi kantiana sull’origine nuvolosa del cosmo. Le nuvole sono immagini attraverso le quali si evoca la struttura di cui è fatta ogni forma che ha in sé le leggi dell’apparire e della materia. Esse rappresentano, dunque, un’origine senza origine e il complesso rapporto analogico e linguistico con la realtà. A partire da tali considerazioni lo scritto analizza per via analogica Equivalents (1993) dell’artista brasiliano Vik Muniz. Queste opere intensificano la riflessione sul vedere e sull’esistenza, mettono in discussione i principi della fotografia e aprono a nuove pratiche non più fotografiche ma forografiche. Le nuvole dimostrano come l’arte non sia il tentativo di cercare la bellezza ma di avere il coraggio di riceverla, sollecitando costantemente nuovi e mutevoli linguaggi. PubDate: 2023-03-16 DOI: 10.54103/2282-0035/19890 Issue No:Vol. 75, No. 1 (2023)