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Italian Review of Legal History
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ISSN (Online) 2464-8914
Published by U of Milan Homepage  [35 journals]
  • Presentazione. Prospettive sulla sovranità

    • Authors: Antonio Padoa Schioppa, Alberto Sciumè
      Pages: 1 - 5
      Abstract: Il Comitato di Direzione della Italian Review of Legal History si è proposto con questo numero di contribuire al dibattito sulla tematica della sovranità in prospettiva storica e/o nell’attualità con riferimento sia al contesto europeo sia a quello extraeuropeo e globale.
      Il concetto di sovranità è da secoli al centro del dibattito giuridico, politico, filosofico e economico e pochi termini relativi alle istituzioni hanno assunto nella storia una gamma così ampia di significati. In ogni ambito culturale e da una pluralità di piani prospettici non si arresta la riflessione sul contenuto polisemico e sulle tante declinazioni del concetto nelle differenti aree del mondo non solo tra passato e presente, ma anche sulle possibili configurazioni che esso potrebbe assumere in un futuro più o meno prossimo. Allo scopo di sollecitare il dibattito tra studiosi il Comitato di direzione presenta, in contrappunto, due schemi di riflessione.
      PubDate: 2022-12-21
      DOI: 10.54103/2464-8914/19246
       
  • A Deo Coronato. Sovranità cristiforme e rappresentazioni del potere nel
           Regno di Napoli tra Normanni, Angioini e Borbone

    • Authors: Carmela Maria Spadaro
      Pages: 7 - 38
      Abstract: Il Cristo Pantocratore assunto come modello iconografico per rappresentare la sovranità nel Regnum Siciliae in età normanno-sveva, lasciava il posto in età angioina alla paupertas che, per effetto della predicazione francescana accolta dai sovrani napoletani, diventava elemento ineludibile di legittimità del potere regio. In una lettera scritta dal frate francescano Angelo Clareno a Filippo di Majorca, fratello della regina Sancha di Napoli, sono delineati i caratteri del sovrano cristiforme, che esercita il potere in qualità di amministratore del Regno, il cui unico titolare è Cristo: a Deo coronato è solo il sovrano che si fa povero, spogliandosi di ogni brama di potere e volontà di dominio ed usando le ricchezze pubbliche al solo scopo di provvedere alle necessità dei sudditi. La novitas francescana incentrata sul precetto del sine proprio codificato nella Regola di Francesco di Assisi, mutava la rappresentazione e le prospettive della sovranità, introducendo nel diritto pubblico del Regno concetti giuridici destinati ad ampliare la gamma dei significati di proprietas e di dominium. Con sguardo retrospettivo ed in continuità con la tradizione del Regno, l’ultimo re delle Due Sicilie Francesco II di Borbone faceva appello agli antichi diritti del trono di Ruggero e di Carlo III per difendere la legittima sovranità delle Due Sicilie, richiamando così l’immagine del sovrano a Deo coronato la cui condotta politica non poteva che ispirarsi al modello della christiformitas: una prospettiva della sovranità che di lì a poco sarebbe stata travolta dagli eventi rivoluzionari in corso in tutta Europa, dei quali tuttavia potrebbe fornire un’inedita chiave di lettura, proponendosi come momento di riflessione sulla storia italiana ed europea degli ultimi due secoli.
      PubDate: 2022-12-21
      DOI: 10.54103/2464-8914/19249
       
  • Un robusto apparato di segni. Quattrocento fiorentino e costruzione della
           sovranità. Rappresentazioni e linguaggi

    • Authors: Gianluca Russo
      Pages: 39 - 77
      Abstract: Ispirato alle ricerche di Riccardo Fubini e alla sua proposta interpretativa e di metodo, originale e spesso alternativa al dibattito storiografico recente sui percorsi italiani alla statualità fra tardo Medioevo e prima età moderna, il saggio elegge il Quattrocento fiorentino a caso di studio e ne ripercorre il suggestivo itinerario di costruzione della sovranità, non tanto nel senso di prassi e concreto governo del territorio, quanto di una forma alta di legittimità del potere, capace di rendere Firenze sempre meno debitrice verso il riconoscimento delle due entità universali (sovrane per il Medioevo) di Chiesa e Impero. Prediligendo dunque il piano delle rappresentazioni e dell’elaborazione politico-giuridica, la sovranità di Firenze città dominante viene ripercorsa proponendo una rassegna dei suoi segni: tangibili, come ad esempio le celebri Pandette pisane, o carsici, come certe strategie penali in via di egemonizzazione gravitanti intorno al nesso maiestas/crimen laesae maiestatis. A itinerario tracciato sarà, forse, possibile domandarsi se – al di là del caso specifico – il tempo quattrocentesco abbia ancora molto da dire, ora che una singolare vicenda giudiziaria italiana oggetto di un recente studio parrebbe riesumare le antiche vestigia maiestatiche, quasi a segnare l’epifania di un potere sovrano postmoderno dai tratti inconsueti.
      PubDate: 2022-12-21
      DOI: 10.54103/2464-8914/19250
       
  • Sovranità e dislivelli di potere. Paradigmi per una rilettura della
           riforma estense della giustizia feudale (1763)

    • Authors: Federico Fabi
      Pages: 39 - 77
      Abstract: Proposito del presente lavoro è indagare la novità introdotta dal Regolamento estense del 1763 sull’amministrazione della giustizia feudale. Si tratta di una novità di non immediata percezione, posto che la riforma segnalava una tensione duplice e ambivalente. Da un lato, sembra che essa mirasse a razionalizzare i poteri esercitati da centri politici diversi; dall’altro, invece, che non intendesse pregiudicare quel medesimo sostrato di pluralità che ne costituiva il presupposto. Con l’obiettivo di risalire all’effettiva portata della nuova e contestata normativa, il contributo cercherà di tracciare un quadro delle intersezioni tra competenze feudali e ducali. Il reale spessore della feudalità del XVIII secolo, ricostruibile grazie al recupero dei diversi paradigmi nei quali la ‘sovranità’ del Duca si declinava, conduce a rappresentare la stessa più come riflesso, che come causa, di un più ampio ordine giuridico.
      PubDate: 2022-12-21
      DOI: 10.54103/2464-8914/19251
       
  • Sovranità e colonia. Un caso indiano di Habeas Corpus (1828-1829)

    • Authors: Giulio Abbate
      Pages: 185 - 226
      Abstract: Esaminando un caso indiano di habeas corpus del 1828, il saggio si focalizza sulle forme di manifestazione della sovranità in India britannica nel primo Ottocento e sul rapporto tra rule of law e costituzione coloniale, caratterizzato dalla continua ricerca in colonia di spazi politici eccezionali. Il caso, che vide contrapporsi i giudici coloniali al governo della East India Company rispetto all’operatività delle tradizionali garanzie di common law in favore dei sudditi indiani, contribuisce a mostrare il diverso grado di interesse da parte delle autorità coloniali relativamente al controllo della società locale e dei colonizzati.
      PubDate: 2022-12-21
      DOI: 10.54103/2464-8914/19252
       
  • Alle origini della sovranità europea

    • Authors: Riccardo Cavallo
      Pages: 227 - 256
      Abstract: Il presente contributo si propone di indagare le trascurate radici storico-giuridiche del concetto di sovranità popolare nel contesto europeo a partire dall’ultimo grande dibattito sulla sovranità, consumatosi agli albori dell’apocalisse nazista durante la temperie weimariana. Oggi come ieri, pur con tutti i distinguo, infatti, la posta in gioco ruota intorno al problematico rapporto tra Europa e sovranità. Si pensi alla polemica tra il filosofo Jürgen Habermas e il giurista Dieter Grimm sviluppatasi agli albori del processo di costruzione dell’Europa e da ultimo alla diatriba sul futuro dell’Europa tra lo stesso Habermas e il sociologo Wolfgang Streeck. Nelle pieghe di questa querelle, ancora ben lungi dall’essersi conclusa, sembrano riemergere concetti e categorie del lessico weimariano, tra cui, quella di popolo, il cui significato appare tutt’altro che univoco, come dimostra già la sua tormentata storia linguistica e/o concettuale.
      PubDate: 2022-12-21
      DOI: 10.54103/2464-8914/19253
       
  • La sovranità della Chiesa cattolica e lo Stato sovrano. Un campo di
           tensione dalla crisi dello Stato liberale ai Patti Lateranensi, con un
           epilogo nell'articolo 7 primo comma della Costituzione

    • Authors: Floriana Colao
      Pages: 257 - 312
      Abstract: Il saggio ricostruisce la genesi della ‘Premessa’ al Trattato del Laterano del 1929, in cui le Due Alte Parti – governo italiano e Santa Sede, con le firme di Mussolini e del cardinale Gasparri – garantirono alla Chiesa «una sovranità indiscutibile pur nel campo internazionale». Da qui la «necessità di costituire, con particolari modalità, la Città del Vaticano […] con giurisdizione sovrana della Santa Sede», e l’art. 2, «l’Italia riconosce la sovranità della Santa Sede nel campo internazionale come attributo inerente alla sua natura, in conformità alla sua tradizione ed alle esigenze della sua missione». Il saggio considera che i giuristi – Vittorio Emanuele Orlando, che, da presidente del Consiglio nel maggio giugno 1919 tentò una trattativa con la Santa Sede per la risoluzione della Questione romana, e Amedeo Giannini, che tra i primi suggerì a Mussolini un «nuovo codice della legislazione ecclesiastica» – legarono la Conciliazione alla crisi dello Stato liberale ed al «regime diverso», insediatosi in Italia il 28 Ottobre 1922. Il saggio considera che già nel 1925 il guardasigilli Alfredo Rocco coglieva nelle ‘due sovranità’ una pietra d’inciampo nella costruzione dello Stato totalitario, anche se dichiarava di dover abbandonare l’«agnostico disinteresse del vecchio dottrinarismo liberale». Il saggio considera che Rocco rimase ai margini delle trattative con la Santa Sede, dal momento che metteva in guardia dal riconoscimento del «Pontefice sovrano, soggetto di diritto internazionale», e da «un altro Stato nello Stato», principio su cui convergevano giuristi quali Ruffini, Scaduto, Schiappoli, Orlando. Le trattative segrete furono affidate a Domenico Barone – consigliere di Stato, fiduciario del Duce – e Francesco Pacelli, avvocato concistoriale e fiduciario del cardinal Gasparri; la sovranità della Chiesa ed un suo ‘Stato’ appariva come la posta in gioco. Il saggio considera che la nascita dello Stato della Città del Vaticano complicava l’‘immagine’ del Regno d’Italia persona giuridica unitaria, ‘costruita’ dalla giuspubblicistica nazionale, difesa anche da Giovanni Gentile sul «Corriere della Sera». Mostra che il fascismo intese riconoscere il cattolicesimo «religione dominante dello Stato» per rafforzare la legge 13 Maggio 1871 n. 214, «sulle guarentigie pontificie e le relazioni fra Stato e Chiesa», che aveva previsto un favor religionis per la Chiesa cattolica. La Conciliazione risalta come l’approdo di un lungo processo storico, che offriva forma giuridica al ruolo che il cattolicesimo aveva e avrebbe rivestito per l’identità italiana; non a caso nel Marzo 1929 Agostino Gemelli celebrava una «nuova Italia riconciliata con la Chiesa e con sè stessa, con la propria storia e la propria bimillenaria civiltà». Il saggio mostra che la sovranità della Chiesa e lo Stato della Città del Vaticano furono molto discusse nel dibattito parlamentare sulla ratifica dei Patti firmati l’11 Febbraio 1929, con i toni duri di Mussolini, che definì la Chiesa «non sovrana e nemmeno libera». Rocco affermò che il «regime fascista» riconosceva «de iure» una sovranità «immutabile de facto»; rispondeva agli «improvvisati e non sinceri zelatori dello Stato sovrano, ma anticlericale», che «lo Stato è fascista, non abbandona parte alcuna della sua sovranità». Jemolo e Del Giudice – estimatori delle « nuove basi del diritto ecclesiastico – colsero il senso di questa «pace armata» tra governo e Santa Sede.
      Il saggio esamina l’ampio dibattito sulla «natura giuridica» della sovranità della Chiesa e sulla «statualità» dello Stato della Città del Vaticano, tra diritto pubblico, ecclesiastico, internazionale, teoria generale dello Stato. Coglie uno snodo nel pensiero di Santi Romano, indicato da Giuseppe Dossetti alla Costituente come assertore del «principio della pluralità degli ordinamenti giuridici».
      Il saggio esamina poi il confronto sullo Stato italiano come Stato confessionale, teoria sostenuta da Santi Romano, negata da Francesco Scaduto. Taluni – Calisse, Solmi, Checchini, Schiappoli – guardavano ai Patti Lateranensi come terreno del rafforzamento della sovranità dello Stato; Meacci scriveva di «Stato superconfessionale, cioè al di sopra di tutte le confessioni»; Piola e Del Giudice tematizzavano uno «Stato confessionista». Jemolo – che nel 1927 definiva la «sovranità della Chiesa questione forse insolubile» – affermava che, dopo gli Accordi, «il nostro Stato non sarà classificabile tra i Paesi separatisti, ma tra quelli confessionali». Il saggio esamina poi il dibattito sulla sovranità internazionale della Chiesa – discussa, tra gli altri, da Anzillotti, Diena, Morelli – a proposito della distinzione o unità tra la Santa Sede e lo Stato Città del Vaticano – prosecuzione dello Stato pontificio o «Stato nuovo» – e della titolarità della sovranità. Il saggio si sofferma poi sul dilemma di Ruffini, «ma cos’è precisamente questo Stato», analizzando uno degli ultimi scritti del maestro torinese, il pensiero di Orlando, Jemolo, Giannini, una monografia di Donato Donati e una di Mario Bracci, due dense «Lectures» di Mario Falco sul Vatican city, tenute ad Oxford, Ordinamento giuridico dello Stato della Città del Vaticano di Federico Cammeo, in cui assumeva particolare rilievo la «sovranità, esercit...
      PubDate: 2022-12-21
      DOI: 10.54103/2464-8914/19255
       
  • La sovranità nei corsi di Foucault al Collège de France

    • Authors: Ernesto De Cristofaro
      Pages: 313 - 340
      Abstract: Tra i temi di carattere giuridico e politico quello della sovranità è il più presente nei corsi che Michel Foucault ha tenuto presso il Collège de France dal 1970 al 1984. L’insegnamento presso questa istituzione – intitolato, nel suo caso, Storia dei sistemi di pensiero - obbedisce a regole particolari. Una tra queste è l’obbligo gravante sui docenti a non riproporre, di anno in anno, lo stesso corso di lezioni svolte in precedenza, ma di cambiare argomento. Al netto di questa clausola, negli anni che vanno dal 1973 al 1979, Foucault si occupa ripetutamente e intensamente di questioni che hanno una connessione molto esplicita e diretta con la dimensione del potere. Alcuni dei corsi tenuti costituiscono la base di opere che egli pubblica in questo periodo come Sorvegliare e punire o La volontà di sapere. È, certamente, all’interno dei corsi che si viene profilando l’idea del potere che attraversa la sua ricerca in questa fase temporale ed è grazie a questo laboratorio trasparente del suo lavoro che è possibile seguire l’analisi e la rielaborazione che egli svolge sull’argomento “sovranità”. Sebbene questo termine non sia mai espressamente presente nei titoli delle annualità didattiche, molte delle lezioni che impegnano l’insegnamento affidato a Foucault convergono su questa categoria. Foucault riceve dalla teoria giuridica e dalla politologia una parola alla quale si attribuisce pacificamente un preciso significato. Il titolare del potere sovrano è rappresentato, da una lunghissima e importante tradizione, come colui attorno al quale ruota il funzionamento dello Stato. Il sovrano è posto “in alto” e “al centro” della mappa del potere come il punto a partire dal quale e verso il quale si muovono tutti gli ingranaggi essenziali che fanno funzionare la macchina statuale. Inoltre, il sovrano è colui che esercita il proprio potere attraverso l’uso di una forza eminente, idonea a far rispettare le leggi, mantenere l’ordine e inibire qualunque ipotesi di sedizione. Foucault intende, viceversa, mettere in discussione questa lettura. L’itinerario che egli segue punta verso una fenomenologia dei rapporti di potere colti nella loro multiformità e disseminazione. Si tratta di osservare il potere rinunciando alla prospettiva della verticalità, come se esso fosse collocato presso una sola sede, alla prospettiva della patrimonialità, come se esso fosse posseduto esclusivamente da qualcuno e, infine, alla prospettiva della repressione, come se l’unica lingua che esso sapesse parlare fosse quella dell’intimidazione, della sanzione e delle armi. Per rileggere il potere bisogna, al contrario, studiarne il funzionamento presso apparati parziali della società, distribuiti trasversalmente e in grado di implementare una tecnologia che non si fonda sull’interdizione ma, al contrario, sulla sollecitazione della disciplina. Lungo il suo itinerario Foucault incontra lo sviluppo storico della penalità, nel cui perimetro viene sviluppandosi un potere fortemente individualizzante, capace di perseguire un incasellamento degli individui che si serve di molteplici tecniche di osservazione e descrizione operanti a vari livelli della struttura sociale; la storia della psichiatria, grazie alla quale la distinzione normale/anormale, e le conseguenti misure di monitoraggio e controllo della condotta deviante, hanno potuto avvalersi dell’uso di parametri “scientifici” e, pertanto, più cogenti; infine, la biopolitica, che ha ricollocato il tema della sottoposizione dei corpi a regole e vincoli, in vista della massimizzazione delle loro prestazioni, dalla scala degli individui a quella delle popolazioni, lasciando apparire dietro la figura tralatizia del sovrano che esprime la propria egemonia decidendo chi possa vivere e chi debba morire, l’immagine assai più concreta del potere anonimo delle regole di alimentazione, igiene e profilassi che stabiliscono come un’intera collettività debba essere curata e protetta.
      PubDate: 2022-12-21
      DOI: 10.54103/2464-8914/19256
       
  • Autonomia all'italiana: sovranità in Südtirol/Alto Adige

    • Authors: José Rafael Gómez Biamón
      Pages: 341 - 368
      Abstract: Uno studio critico del diritto sull’autonomia in Alto Adige/Südtirol è utile per ripensare la sovranità italiana nella provincia. Prendendo spunto dagli articoli 5,6 e 116 della Costituzione Italiana (1948), e successivamente dei due statuti di autonomia (1948-1972) con vari emendamenti, è stato costruito un sistema statutario particolare nel contesto dello Stato regionale italiano.
      Vari eventi storici hanno determinato la situazione attuale dell’autonomia dell’Alto Adige/Südtirol. Innanzitutto, dopo la prima guerra mondiale, c’è stato un cambio di sovranità dall’Austria all’Italia. Subito dopo, durante il periodo fascista, nel tentativo fallito chiamatosi italianizzazione, sono stati diminuiti drammaticamente i diritti dei gruppi linguistici maggiori, i ladini e i tedeschi. Inoltre dopo la devastazione della seconda guerra mondiale l’autonomia è stata garantita, ma non pienamente accettata dalla maggioranza della popolazione nella forma originale. Di conseguenza il movimento politico per l’autodeterminazione è diventato più importante e si è fatto notare il terrorismo. La comunità internazionale ha fatto un passo avanti nel conflitto e il governo italiano ha stabilito una nuova forma d’autonomia che ha portato giustizia e pace. Successivamente, l’autonomia del Südtirol/Alto Adige ha ricevuto el appoggio e il riconoscimento delle Nazioni Unite, dell’Unione Europa e di altre organizzazioni internazionali.
      PubDate: 2022-12-22
      DOI: 10.54103/2464-8914/19450
       
  • Sovranità e democrazia senza Stato: prospettive antropologiche dal
           pensiero di David Graeber

    • Authors: Fiammetta Campana
      Pages: 369 - 400
      Abstract: Il tema della sovranità sembra aprire una scissione molto profonda tra l’occidente e le altre culture: i paradigmi della sovranità elaborati all’interno dello Stato sembrano inapplicabili all’organizzazione politica di altre culture e viceversa. La prospettiva antropologica di David Graeber mira a studiare la sovranità, concepita come struttura politica transculturale, in modo da elaborare un concetto che si possa adattare sia alle società occidentali sia alle società non statali. L’autore si concentra anche sul concetto di sovranità popolare e al suo nesso con la democrazia.
      PubDate: 2022-12-21
      DOI: 10.54103/2464-8914/19257
       
  • Oltre la sovranità nazionale: Filippo Vassalli in missione a Londra
           (1945)

    • Authors: Giovanni Chiodi
      Pages: 401 - 431
      Abstract: Nel novembre-dicembre 1945, il civilista Filippo Vassalli intraprese una missione a Londra, a capo di una delegazione di giuristi invitati dal British Council ad osservare il funzionamento delle istituzioni inglesi, attraverso un “legal sightseeing” fatto di “talks” e “meetings” con illustri esponenti della politica e della cultura giuridica britannica. Alcuni documenti dell’archivio Vassalli consentono ora di approfondire i risvolti di questo viaggio, di cui il giurista stilò un resoconto in alcuni suoi scritti. La ricerca, in particolare, intende dimostrare che Vassalli, durante la missione, maturò l’idea del superamento del mito della sovranità nazionale in ambito internazionale, visione successivamente estesa nel campo del diritto civile. Vassalli supportò l’orientamento favorevole alla creazione di un’organizzazione superiore ai singoli Stati, che assicurasse la pace nel mondo e offrisse una tutela sovranazionale dei diritti dell’uomo. La missione ebbe anche conseguenze sull’ordinamento della giustizia, della polizia e della vita economica italiana, alla vigilia della Costituente, di cui pure Vassalli non fu chiamato a prendere parte. Come capo della missione, infatti, egli portò in Italia a De Gasperi, titolare del dicastero degli Esteri, un messaggio del Ministro degli Esteri Bevin, personalità eminente della politica anglosassone, che aveva già influenzato Vassalli sul terreno del futuro assetto delle relazioni internazionali in tempo di pace. La missione a Londra, di conseguenza, rappresenta una vicenda centrale per comprendere il pensiero di Vassalli nel decennio repubblicano.
      PubDate: 2022-12-22
      DOI: 10.54103/2464-8914/19451
       
  • Uno strumento per la salvezza dell’anima: la correzione del clero
           ‘indisciplinato’ tra ius vetus e ius novum

    • Authors: Andrea Massironi
      Pages: 433 - 474
      Abstract: Nel Decretum di Graziano trovarono accoglienza alcuni testi (per la maggior parte scritti di Agostino di Ippona e di Gregorio Magno e canoni conciliari del VI e del VII secolo) che trattavano il tema della correzione del clero regolare e secolare da parte del superiore gerarchico, in special modo del vescovo e dell’abate. All’interno di una diocesi, infatti, il vescovo era chiamato in prima persona a intervenire per controllare i chierici sottoposti alla sua autorità. Lo stesso valeva per l’abate nel monastero che reggeva.
      Quali erano gli strumenti a loro disposizione per condurre verso l’emenda chi avesse dato segni e compiuto gesti classificabili come indisciplina' Sicuramente ammonire, esortare o addirittura minacciare erano le prime strade da percorrere. Tuttavia, per quanto fossero autorevoli tali moniti, rischiavano di rimanere ignorati in mancanza di strumenti che li rendessero efficaci. La liceità e le modalità di esercizio dell’uso della violenza fisica quale strumento di correzione e punizione – comunemente accettato a tutti i livelli della società, dato che peraltro era raccomandato anche dalle Scritture –, non emergevano tuttavia in modo perspicuo dalla lettura dei capitoli grazianei. Infatti, a fronte del riconoscimento operato da alcuni di essi, altri sembravano guardarvi con titubanza e porvi limiti, se non addirittura divieti, poiché non era conveniente che uomini di Chiesa adoperassero tali mezzi o di tali mezzi fossero i destinatari. Un capitolo, in particolare, costituiva un serio ostacolo all’impiego della forza a fini disciplinari. Si trattava di un testo più tardo (almeno nella sua formulazione definitiva), cioè il celebre can. 15 (Si quis suadente) del II Concilio lateranense del 1139, che introducendo l’intangibilità fisica delle persone consacrate – pena la scomunica – ammantava la figura del chierico di un’aura di sacralità che pareva rendere assai difficile per il superiore avvalersi dei tradizionali strumenti 'educativi'. Tuttavia, numerose decretali successive (di Alessandro III, Celestino III, Innocenzo III e Gregorio IX) implementarono la materia, prevedendo una serie di eccezioni al cd. privilegium canonis. Si sollevavano così dal rischio di incorrere nella scomunica coloro che esercitavano verso i loro sottoposti una legittima potestà, che si poteva articolare pertanto anche nell’impiego della coercizione fisica. La scienza giuridica canonistica, da parte sua, svolgeva il fondamentale compito di coordinare tra loro le diverse fonti, soprattutto interpretando i testi del Decretum grazianeo alla luce dello ius novum di emanazione pontificia, cercando di definire con chiarezza i limiti, le modalità e la portata dei poteri di correzione dei soggetti che erano quindi pienamente legittimati a intervenire verso chierici e monaci per contenere la loro immoralità, distoglierli dalla propensione al peccato e contrastarne la disobbedienza e l’indisciplina. 
      PubDate: 2022-12-22
      DOI: 10.54103/2464-8914/19452
       
  • La vita sulla pergamena: i notai medievali mediatori nel processo, nei
           testamenti e nei contratti

    • Authors: Alessandra Bassani
      Pages: 475 - 502
      Abstract: Il saggio riunisce l’esito di due ricerche svolte nell’ambito del progetto Limen, Linguaggi della Mediazione Notarile tra Medioevo ed Età Moderna, presentato nel luglio 2019 al Bando Straordinario per Progetti Interdipartimentali dell’Università degli Studi di Milano e ritenuto meritevole di finanziamento con il riconoscimento del Seal of excellence nel 2020. Nei due interventi precedentemente pubblicati in italiano (L’attività di mediazione del notaio nella Summa di Rolandino in Mediazione Notarile. Forme e linguaggi tra Medioevo ed Età Moderna, a cura di Alessandra Bassani, Marta Mangini e Fabrizio Pagnoni, Quaderni degli Studi di Storia Medievale e di Diplomatica VI, Milano Pearson 2022 e Notaio mediatore: la distanza fra la vita e la pergamena in Giustizia, istituzioni e notai tra i secoli XII e XVII in una prospettiva europea. In ricordo di Dino Puncuh, a cura di Denise Bezzina - Marta Calleri - Marta Luigina Mangini - Valentina Ruzzin, Notariorum Itinera Varia 6, Società Ligure di Storia Patria, Genova 2022) l’Autrice ha sfruttato lo strumento ermeneutico della ‘funzione’ di mediazione per mettere in comunicazione gli esiti della ricerca storico-giuridica con quelli altrettanto approfonditi degli storici della società, delle istituzioni e dell’economia. Emerge così dall’esame delle deposizioni testimoniali, degli atti mortis causa e dei contratti di scrittura e di discepolato l’attività del notaio medievale: non solo protagonista della vita istituzionale, sociale ed economica del comune medievale ma anche mediatore spirituale e familiare negli aspetti più intimi e personali della vita dei suoi clienti.
      PubDate: 2022-12-22
      DOI: 10.54103/2464-8914/19453
       
  • Il principio di nazionalità di Pasquale Stanislao Mancini nella scienza
           del diritto internazionale argentina tra i secoli XIX e XX

    • Authors: Arno Dal Ri Jr.
      Pages: 503 - 530
      Abstract: Il principio di nazionalità proclamato da Pasquale Stanislao Mancini nella prolusione del 1851 si colloca fra i tanti tentativi della scienza giuridica del secolo XIX di rispondere a fenomini politici propri di quel contesto storico. Tale principio viene esaminato nelle pagine della scienza argentina del diritto internazionale nei decenni posteriori in differenti modi, tra applausi entusiastici e critiche feroci. Lo scopo di questo articolo è svolgere la ricostruzione dell’itinerario percorso dalla proposta di Mancini nei dibattiti della dottrina argentina, tra autori favorevoli e contrari, sottolineando le principali motivazioni che hanno condotto ormai nel secolo XX al suo completo abbandono e conseguente storicizzazione. L’ipotesi qui presentata è quella secondo cui il processo di deleggittimazione e storicizzazione del Principio in Argentina sia avvenuto principalmente in ragione delle peculiarietà proprie della formazione storica di questa realtà statale, molto distante da quelle vissute nella costituzione di Stati europei come l’Italia, culla ed allo stesso tempo ispirazione della proposta manciniana.
      PubDate: 2022-12-21
      DOI: 10.54103/2464-8914/19258
       
  • Riflettendo su sistema e storia nella Scuola storica tedesca. Un
           itinerario sul filo di un capolavoro goethiano

    • Authors: Paolo Corona
      Pages: 531 - 558
      Abstract: Seguendo spunti offerti da alcuni passi de Le affinità elettive di Goethe, il saggio ripercorre le vicende della Scuola storica tedesca nel corso dell’Ottocento, ragionando sui motivi tecnici e culturali che ne animarono gli sviluppi. Le dialettiche interne alla Scuola, originatesi a partire dal suo progetto di approccio scientifico al diritto, investono il modo di rapportarsi al passato e di impiegarne i prodotti, e la considerazione del ruolo del giurista all’interno della società. L’itinerario descritto evidenzia l’incessante ricerca di un dialogo soddisfacente fra ‘essere’ e ‘divenire’, fra passato e presente (e futuro), fra ‘sistema’ e ‘storia’.
      PubDate: 2022-12-21
      DOI: 10.54103/2464-8914/19259
       
  • Gaetano Scherillo (1905-1970): il ruolo del diritto romano tra
           antichità e diritto positivo

    • Authors: Francesca Pulitanò
      Pages: 559 - 589
      Abstract: Gaetano Scherillo fu uno studioso di diritto romano, ma anche un attento conoscitore del diritto positivo. Il suo metodo di ricerca e di insegnamento, così come risulta da tutto l’arco della sua produzione scientifica e didattica, risentì di questa duplice inclinazione. In occasione dell’approssimarsi del Centenario della Statale, nel contributo si analizzano le linee portanti dei numerosi corsi che Egli scrisse per gli studenti (le cose, la successione, il processo, le obbligazioni, il testamento): in essi è possibile individuare numerose testimonianze di un uso del diritto romano non solo come materia storica, ma anche – e, a volte, soprattutto – come veicolo per una migliore comprensione del presente. Ci si sofferma, poi, sul ruolo dello Studioso come precursore del dibattito, oggi ancora vivo, sui contenuti e sulla funzione del diritto romano quale radice degli ordinamenti europei.
      PubDate: 2022-12-21
      DOI: 10.54103/2464-8914/19260
       
  • Franco Pastori, giurista eclettico e grande didatta

    • Authors: Matteo De Bernardi
      Pages: 591 - 619
      Abstract: Franco Pastori (1923-2003) fu per decenni professore ordinario di Diritto romano e di Istituzioni di diritto romano, oltre che a lungo presidente dell’Opera universitaria, poi ISU - Istituto per lo Studio Universitario -, della Statale di Milano. Didatta di straordinaria efficacia assai apprezzato dagli studenti, giurista dai molteplici interessi, pubblicò vari saggi soprattutto in tema di diritto privato romano. Il presente contributo tratta in particolare dei suoi scritti sul contratto di comodato e dell’impatto che ebbero sulla dottrina romanistica, nonché della sua capacità di evidenziare e valorizzare, nelle pubblicazioni ma ancor più nelle lezioni, la profonda eredità trasmessa dall’età romana al diritto moderno, ben espressa dal suo manuale Gli istituti romanistici come storia e vita del diritto, una sorta di “testamento spirituale” di Pastori.
      PubDate: 2022-12-21
      DOI: 10.54103/2464-8914/19262
       
  • Il diritto mobile nel tempo e nello spazio

    • Authors: Alessandra Bassani
      Pages: 621 - 636
      Abstract: Il saggio raccoglie le riflessioni condivise dall’Autrice in occasione del Convegno Dialogo transdisciplinare e identità del giurista organizzato dalla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Milano nel settembre 2022. L’occasione di dialogo con cultori delle materie di diritto positivo che condividono con i giuristi storici il compito di formazione degli operatori del diritto di domani ha stimolato una riflessione che si è sviluppata ripercorrendo le ricerche svolte in anni recenti, o attualmente in corso, collaborando con colleghi di diverse discipline, giuridiche e storiche, sul notariato, sul diritto penale, sulla giurisdizione amministrativa, sulla repressione attuata in Libia dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato.
      PubDate: 2022-12-22
      DOI: 10.54103/2464-8914/19454
       
  • Ricordo di Paolo Grossi

    • Authors: Antonio Padoa Schioppa
      Pages: 637 - 639
      Abstract: Il Comitato di direzione della Rivista si unisce al professor Antonio Schioppa nel ricordo del professor Paolo Grossi.
      La scomparsa, alle soglie dei novant’anni, dello storico del diritto che forse più di ogni altro ha contribuito negli scorsi decenni ad accreditare la nostra disciplina anche al di fuori della cerchia dei suoi specifici cultori ci induce a dedicare alla sua memoria un breve ricordo che si affianchi a quelli ben più approfonditi che si stanno predisponendo non solo in Italia.
      Le ragioni della rinomanza nazionale e internazionale di Paolo Grossi sono molteplici. Ci limitiamo qui a rammentare alcune tra quelle che ci sembrano più rilevanti.
      PubDate: 2022-12-21
      DOI: 10.54103/2464-8914/19264
       
  • La penna e il microfono: un ricordo di Maurizio Fioravanti

    • Authors: Massimiliano Gregorio
      Pages: 641 - 643
      Abstract: Penna e microfono, ricerca e insegnamento come dimensioni complementari di una professione, quella di docente universitario, che Maurizio Fioravanti ha svolto per decenni in modo esemplare.
      PubDate: 2022-12-21
      DOI: 10.54103/2464-8914/19265
       
  • Nazionalismo: da rivitalizzare' A proposito di "Why
           Nationalism" di Yael Tamir (2019)

    • Authors: Antonio Padoa Schioppa
      Pages: 645 - 652
      Abstract: La lacerazione ideale e politica che è oggi presente in molte democrazie mature suscita interrogativi molteplici, affrontati da una ormai ricca messe di contributi critici. Come si può spiegare il fatto innegabile che oggi in tanti Paesi avanzati interi comparti della cittadinanza chiedano di contrastare l’apertura dei mercati e la globalizzazione invocando il ritorno ad un’economia controllata entro i confini nazionali'
      PubDate: 2022-12-21
      DOI: 10.54103/2464-8914/19266
       
  • Recensione a "Quando l’Europa tradì se stessa" di
           Alessandro Somma (2021)

    • Authors: Antonio Padoa Schioppa
      Pages: 653 - 655
      Abstract: L’Europa ha tradito sé stessa' Tale è il titolo, deliberatamente provocatorio, del recente e attraente volume che Alessandro Somma ha dedicato alla vicenda storica, ormai estesa su tre quarti di secolo, dell’integrazione europea.
      PubDate: 2022-12-21
      DOI: 10.54103/2464-8914/19267
       
  • Popoli in cammino e diritti. Eterni ritorni sul conflitto tra confini e
           ius migrandi. A proposito de "I diritti costituzionali dei migranti in
           viaggio. Sulle rotte del Mediterraneo" di Cecilia Siccardi (2021)

    • Authors: Filippo Rossi
      Pages: 657 - 676
      Abstract: Sommario: 1. Premessa – 2. I diritti (costituzionali) dei migranti che attraversano il
      Mediterraneo – 3. Viaggi e diritti nella storia: ovvero della negazione dell’altro (specie se
      migrante) – 4. Riflessioni conclusive. La tutela dei diritti del migrante
      PubDate: 2022-12-21
      DOI: 10.54103/2464-8914/19268
       
  • Mare, tratta e migrazioni: violazioni di diritti tra storia e attualità.
           A proposito di alcune pubblicazioni recenti

    • Authors: Cecilia Siccardi
      Pages: 677 - 693
      Abstract: Due milioni e mezzo di persone che migrano sono oggetto di traffici illeciti, che, secondo le stime delle Nazioni Unite, generano profitti per decine di miliardi di euro. [...] Le criticità che pone la situazione descritta sono molto complesse e possono
      essere affrontante secondo diverse prospettive, che vanno ben oltre la mera analisi degli strumenti di contrasto al traffico dei migranti e all’immigrazione irregolare. Il tema infatti coinvolge problematiche più ampie, quali la tenuta del sistema di
      tutela dei diritti umani di fronte ai fenomeni migratori e l’effettività dei diritti. Alla luce di tale contesto, in queste pagine, si ritiene utile indagare le origini delle problematiche che caratterizzano le migrazioni via mare.
      PubDate: 2022-12-22
      DOI: 10.54103/2464-8914/19455
       
 
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