Authors:Christina Plainaki, Eleonora Ammanito Abstract: It La comunità scientifica internazionale che si occupa dello Studio del Sistema Solare ha oggi a disposizione per le proprie attivià un'enorme quantità di dati grazie ai programmi di Esplorazione del Sistema Solare. L'uso di questi dati avviene in forte sinergia con attività teoriche numeriche e sperimentali. Ed è proprio questo coordinamento che ci ha permesso di fare enormi passi avanti nella nostra comprensione dei fenomeni atmosferici, geologici ed elettromagnetici di pianeti diversi dalla Terra. In questo articolo parleremo di due missioni missioni di esplorazione Spaziale con forte partecipazione italiana: la missione NASA/Juno verso Giove (lanciata nel 2011 e ancora attiva) e la missione NASA/Dawn verso Vesta e Ceres (lanciata nel 2007 e terminata nel 2018). Le scoperte di queste missioni ci hanno aiutato a capire meglio la storia evolutiva del nostro Sistema Solare e i meccanismi fisici determinati dalle interazioni tra i corpi planetari e gli ambienti che li circondano. En Thanks to the Solar System exploration programs, an enormous amount of data is now available to the space science community. Planetary science data exploitation, often in strong synergy with modelling and theoretical research efforts, has been essential for incrementing our knowledge on atmospheric, geological, and electromagnetic phenomena on planets other than the Earth. In this article, we discuss some recent insights from two innovative exploration missions with strong Italian participation: the NASA/Juno mission to Jupiter (launched in 2011 and still ongoing) and the NASA/Dawn mission to Vesta and Ceres (launched in 2007 and ended in 2018). The discoveries of these missions have helped us to unveil the history of our Solar System and the physical mechanisms resulting from the interactions between planetary bodies and their surrounding environments.
Authors:Silvia Mari, Giovanni Valentini, Gabriele Mascetti, Salvatore Pignataro, Angelo Taibi, Antonino Proto, Erica Menegatti, Paolo Zamboni Abstract: Un importante obbiettivo della ricerca spaziale internazionale, in preparazione all'esplorazione umana della Luna e di Marte, è quello di tutelare la salute degli astronauti. Il volo spaziale induce importanti alterazioni a carico di diversi sistemi fisiologici e queste risposte adattative inducono un generale decondizionamento dell'organismo. I programmi di ricerca medica hanno lo scopo di assicurare la salute degli astronauti che affronteranno viaggi spaziali oltre l'orbita bassa, permetterne la pronta operatività una volta arrivati a destinazione e consentirne un sicuro recupero al rientro sulla Terra. Fra i programmi messi in campo dall'Agenzia Spaziale Italiana (ASI), gli esperimenti denominati Drain Brain, svolti in collaborazione con l'Università di Ferrara, sono particolarmente esemplificativi da questo punto di vista. Il progetto, iniziato con la collaborazione di Samantha Cristoforetti nel 2014, ha permesso di dimostrare il funzionamento di un pletismografo per lo studio del circolo cerebrale ed il ritorno venoso dall'encefalo al cuore in condizioni di microgravità. Nei prossimi due anni, grazie al progetto Drain Brain 2.0, gli equipaggi della Stazione Spaziale Internazionale verranno studiati con una nuova versione del sensore pletismografico, sincronizzato con l'elettrocardiogramma, per valutare l'efficienza cardiaca ed il drenaggio cerebrale in rapporto a sintomi come vista offuscata, intorpidimento, annebbiamento o il temuto insorgere di una trombosi giugulare, legata al rallentamento del flusso per assenza del gradiente gravitazionale. Drain Brain 2.0 genererà anche importanti ritorni a Terra, chiudendo il circolo virtuoso dell'applicazione terrestre della ricerca condotta nello Spazio. La nuova strumentazione è di fatto ideale per un uso in telemedicina su pazienti cardiopatici o con problemi cognitivi.
Authors:Giulio Avanzini Abstract: L'accumulo dei residui delle attività spaziali, particolarmente densi nelle orbite più utili dal punto di vista operativo, costituisce una seria minaccia al futuro sviluppo delle missioni spaziali. Il rischio che un effetto domino porti alla successiva frammentazione di un numero crescente di satelliti, molti dei quali inoperativi da anni, è concreto e comporterebbe un ostacolo di fatto insormontabile a qualunque futura missione spaziale, abitata o meno. Come si è arrivati a questo punto' Quali sono le prospettive realistiche per il futuro' Possiamo solo limitare i danni o è possibile ripiulire lo spazio' Sono queste alcune delle (difficili) domande cui si tenterà di dare una risposta tecnicamente motivata nella pagine che seguono.