Authors:Cecilia Falchini Pages: 13 - 42 Abstract: In questo contributo ci soffermeremo sul ruolo che Guglielmo attribuisce alla ragione, in rapporto a un tema fondamentale nella spiritualità cistercense: quello dell’esperienza, e in particolare dell’esperienza di Dio. Vedremo come la ragione venga assunta in maniera positiva in tutte le sue funzioni e potenzialità, e come allo stesso tempo ne siano enunciati anche i limiti. Si muoverà da una definizione della ragione e da un’individuazione delle sue funzioni, e saranno presi in considerazione i temi del rapporto fra ragione e linguaggio, e dunque il ruolo, la portata e il limite delle parole nell’elaborazione e nella capacità significante di un linguaggio teologico; il rapporto tra. ragione e coscienza; la funzione della ragione nella vita spirituale, con riferimento alla vita spirituale cristiana nella considerazione dei vari aspetti della personalità del credente; la ragione, cioè, nel suo rapporto con la volontà, con le virtù, con l’amore. In this article I look at the role that William of St Thierry attributes to reason, in relation to a fundamental theme of Cistercian spirituality: that of experience and, in particular, experience of God. Reason in all its functions and potentialities is seen in a positive light, but at the same time its limits are likewise drawn. After a definition of reason and a singling out of its functions, I will consider the relation between reason and language, hence also the role, the import, and the limit of words in elaborating and giving meaning to a theological language; the relation between reason and conscience; the function of reason in spiritual life, with reference to the various aspects of the believer’s personality; reason in its relation to will, to the virtues, to love. PubDate: 2020-03-03 DOI: 10.13130/2035-7362/13114 Issue No:Vol. 15 (2020)
Authors:Davide Penna Pages: 43 - 59 Abstract: L’argomento che si intende sviluppare nel presente intervento è quello del rapporto di reciprocità tra amore e conoscenza nella riflessione mistica di Riccardo di San Vittore, autore di alcune delle pagine più belle sulla dignità conoscitiva dell’amore nella filosofia medievale. Si metterà a fuoco come la prospettiva mistica e il linguaggio metaforico descrivano un preciso percorso conoscitivo nel quale il soggetto si assimila all’oggetto conosciuto in una dinamica che, analogicamente, riprende la relazione tra amante e amato. In particolare, assumendo come note le riflessioni di Riccardo circa la contemplazione, avanzate nei libri quarto e quinto del De arca mystica (o Beniamin Maior), ci si volgerà all’approfondimento della dimensione trinitaria, trattata sia nello scritto sopra citato, in quanto oggetto dell’ultimo tipo di contemplazione (quello dell’intelligentia praeter rationem), sia, e soprattutto, nel De Trinitate, in quanto fonte e figura dell’amore e, dunque, del suo rapporto con la dimensione conoscitiva. Si tenterà di chiarificare la visione riccardiana circa la reciprocità di amore e conoscenza e, successivamente, si mostrerà come la forma (intensa nel senso di fonte e principio) di tale rapporto sia la vita trinitaria. The topic that we intend to develop in this essay is the relationship between love and knowledge in the mystical reflection of Richard of Saint Victor, author of some of the most significant pages on the cognitive dignity of love in medieval philosophy. It will focus on mystical perspective and metaphorical language and how these dimensions describe a precise cognitive strategy in which the subject is assimilated to the known object in a dynamic that takes up the relationship between lover and loved one. In particular, taking as notes the reflections of Richard about contemplation, advanced in the fourth and fifth books of De arca mystica (or Beniamin Maior), we will turn to the deepening of the Trinitarian dimension as an object of the last type of contemplation (intelligentia praeter rationem), both, and above all, in the De Trinitate, as a source and figure of love and, therefore, of its relationship with the cognitive dimension. An attempt will be made to clarify the Richard’s view of the reciprocity of love and knowledge and, subsequently, it will be shown how the form (understood as source and principle) of this relationship is the Trinitarian life. PubDate: 2020-03-04 DOI: 10.13130/2035-7362/13116 Issue No:Vol. 15 (2020)
Authors:Francesca Pullano Pages: 61 - 92 Abstract: Il Cantico dei Cantici occupa un posto d'onore nella tradizione monastica e nella teologia mistica; i commenti scritti da Bernardo di Chiaravalle e da Guglielmo di Saint-Thierry esercitarono una grande influenza sulla filosofia mistica occidentale. L’articolo si concentra principalmente sul significato teoretico della filosofia monastica e il suo scopo è mostrare l'importanza del bacio come immagine della massima unione mistica tra Dio e l'anima umana nei commenti di Guglielmo e Bernardo. L'allegoria del bacio è anche analizzata e inserita nel contesto della teoria dei sensi spirituali, che ha avuto un ruolo importante nell'epistemologia di Guglielmo. La natura dell'uomo e quella di Dio sono strettamente correlate, Dio infatti lascia che l'uomo lo cerchi così come un uomo cercherebbe la sua amata. Secondo i due monaci, l'uomo, tra tutte le creature, assomiglia di più a Dio, perché è stato creato come imago Dei. Descrivendo le successive e via via più perfette forme dell'amore mistico tra gli sposi, l'autore mostra il legame che si instaura tra creatore e creatura. Lo Spirito Santo ha un ruolo fondamentale in questa dinamica amorosa e la storia tra la Sposa e lo Sposo è l’analogia dell'unione tra Dio e l'anima. The Song of Songs held a place of honour in the monastic tradition and in the mystical theology; the commentaries written by Bernard of Clairvaux and by William of Saint-Thierry, exercised a great influence on Western mystical philosophy. This paper is mainly focused on the theoretical significance of the monastic philosophy, and its aim is to show the importance of the kiss as an image of the ultimate mystical union between God and human soul in William’s and Bernard’s commentaries. The allegory of the kiss will be also analysed and placed within the context of the theory of the spiritual senses, which had an important role in William’s epistemology. Man’s and God’s nature are closely related, such that God let man seek him in an analogous way to a human would seek his beloved. According to the two monks, man, of all creatures, resembles God the most, because he is created as imago Dei. The Holy Spirit in the Song can really describe the higher levels of spirituality in terms of the fully experience of love; the love story between the Bride and the Groom is an accurate analogy of the union between God and soul. PubDate: 2020-03-04 DOI: 10.13130/2035-7362/13117 Issue No:Vol. 15 (2020)
Authors:Amalia Salvestrini Pages: 93 - 120 Abstract: Il saggio affronta la questione se nel pensiero di Giovanni di Salisbury sia presente un pensiero mistico e quella di quali siano le relazioni con la sua teoria della conoscenza. Il pulchrum rappresenta uno dei temi tramite cui è possibile riflettere su tale questione, poiché problematizza il rapporto tra umano e divino, tra immanente e trascendente, su più livelli del discorso salisburiano. All’interno del generale atteggiamento scettico dell’autore, il pulchrum si articola nelle dimensioni dell’armonia musicale cosmica e umana, come proportio o venustas; dei criteri di misura, numero e peso con cui Dio crea e che sono indici della sua ineffabilità in senso dionisiano; dell’armonia tra forma e contenuto proprie della retorica e della poesia; infine dell’ordine proporzionale che regola non solo il cosmo, ma anche la res publica. Il saggio conclude individuando un atteggiamento mistico, che non è propriamente pensiero mistico, nei momenti in cui maggiormente emergono gli aspetti di ispirazione dionisiana. The essay concerns the question of the possibility of mystical thought in the reflection of John of Salisbury and that of what is the relationship with his theory of knowledge. The pulchrum represents one of the themes through which one can approach this issue, because proves problematic the relationship between human being and God, immanent and transcendent, on multiple levels of John’s thought. Into his general sceptical attitude, the pulchrum is articulated in some dimensions of the musical harmony, both cosmic and human, such as proportio or venustas. In addition, it is understood as measure, number and weight with which God creates and that are signs of his ineffability in a Dionysian meaning. The concept of beauty is also related to the relationship between form and content concerning both rhetoric and poetry. Finally, it concerns the proportional order that regulates not only the cosmos, but also the res publica, in the moments in which the aspects of Dionysian derivation mainly emerge. PubDate: 2020-03-04 DOI: 10.13130/2035-7362/13118 Issue No:Vol. 15 (2020)
Authors:Elsa Costa Pages: 123 - 170 Abstract: Le interpretazioni di Walter Benjamin si estendono dall’estremo di considerarlo l’ultimo significativo uomo di lettere del periodo precedente alla seconda guerra mondiale fino all’estremo opposto di ritenerlo un rabbino hassidico. C’è accordo sul fatto che circa dal 1916-1920 Benjamin fu interessato alla teologia e alla metafisica ebraica e cristiana e che dal 1925 circa fino alla sua morte nel 1940 fu apertamente marxista e giunse fino alla quasi esclusione della metafisica. L’articolo individua le ambiguità della cosmologia teistica del primo Benjamin, sostenendo che l’instabilità intrinseca delle sue considerazioni, specialmente su linguaggio, giudizio e allegoria, lo ha costretto ad abbandonare il platonismo giovanile e ad abbracciare una cosmologia in cui Dio è nascosto. Proprio come i primi atei si ispirarono alla speculazione di Duns Scoto secondo il quale un triangolo avrebbe avuto ancora tre angoli in un universo in cui Dio non esistesse, la visione di Benjamin di un mondo abbandonato da Dio lo condusse, nel corso degli anni Venti, al materialismo ateo. Poiché il materialista Benjamin continuò, nonostante se stesso, a incontrare tracce divine e teleologia nelle sue escursioni letterarie, concluse che doveva cacciare Dio ancora più lontano dalla sua creazione per permettere all’umanità di percepirla come realmente è. Questo atteggiamento si protrasse fino all’ultimo anno di vita di Benjamin, durante il quale scelse di abbracciare la teologia come lo spirito nascosto nella lettera del materialismo storico. Interpretations of Walter Benjamin have ranged from the last pre-war man of letters to a Hasidic rabbi. There is consensus that from roughly 1916-1920 Benjamin was interested in Jewish and Christian theology and metaphysics and that from about 1925 to his death in 1940 he was vocally Marxist to the near exclusion of metaphysics. This article identifies ambiguities in Benjamin’s early, theistic cosmology, arguing that the inherent instability of Benjamin’s accounts especially of language, judgment and allegory compelled him to discard his early Platonism and embrace a cosmology in which God is abscondite. Just as early atheists took inspiration from Duns Scotus’s speculation that a triangle would still have three angles in a universe in which God does not exist, Benjamin’s vision of a world abandoned by God led him, over the course of the 1920s, into atheistic materialism. When the materialist Benjamin continued, despite himself, to encounter divine traces and teleology in his literary excursions, he concluded that he had to chase God even further from his creation in order for humanity to perceive the latter as it really was. This state of affairs continued until the last year of Benjamin’s life, during which he chose to embrace theology as the hidden spirit lurking within the letter of historical materialism. PubDate: 2020-03-04 DOI: 10.13130/2035-7362/13119 Issue No:Vol. 15 (2020)
Authors:Valentina Amorosino Pages: 171 - 194 Abstract: L’obiettivo che questo lavoro si propone è quello di rintracciare nella prosa appassionante e appassionata di Michele Federico Sciacca tracce che rimandano alla speculazione filosofica di Bernardo di Chiaravalle. Divisi nel tempo, ma compartecipi di un modo comune di intendere la categoria mistica, i due filosofi appaiono uniti nella condivisione di una stessa sensibilità. È una filiazione che accoglie più interrogativi che certezze, primo tra tutti, il perché Sciacca non citi mai direttamente Bernardo, cosa che invece ripetutamente fa con Agostino, Tommaso, Bonaventura, e altre colonne portanti del pensiero. Sono molte in tal senso le ipotesi che vengono prese in considerazione, tra queste l’idea che per il filosofo di Giarre, Bernardo fosse non una semplice fonte, ma una lente attraverso la quale guardare meglio e più lontano. Un legame taciuto dunque, tenuto a riparo dalla vista dei più, quello che Sciacca ha lasciato crescere tra le pieghe dei suoi scritti. I due filosofi sfidano il tempo e si trovano, o ri-trovano dentro una sincronicità filosofica che li vede messaggeri dagli stessi valori. In questo forse “immaginario” dialogo tra un pensatore che ha saputo sporgere lo sguardo oltre il suo secolo, e uno che non ha mai perso occasione per riflettere e riflettersi attraverso il passato, è possibile ritrovare e godere della tensione emotiva dell’essere umano che pretende di ricongiungersi con l’Assoluto. The aim of this paper is to find in Michele Federico Sciacca’s fascinating and passionate prose traces that refer to Bernard of Clairvaux philosophical speculation. Distant in time, but sharing a common way of understanding the mystical category, the two philosophers appear united in having the same sensitivity. It is a filiation that welcomes more questions than certainties. First of all, why Sciacca never quotes Bernard directly, something that instead he repeatedly does with Augustine, Thomas, Bonaventure, and many others. In this sense, many hypotheses are taken into consideration, including the idea that for the philosopher of Giarre, Bernard was not just a source, but a lens through which to look better and further awy. A silent relationship, therefore, kept away from the sight of most, that which Sciacca has allowed to grow between the folds of his writings. The two philosophers defy time and find themselves, or refind within a philosophical synchronicity that sees them as messengers of the same values. In this perhaps “imaginary” dialogue between a thinker who has been able to look beyond his century, and one who has never missed an opportunity to reflect and reflect through the past, we can find and enjoy the emotional tension of the human being who claims to reconnect with the Absolute. PubDate: 2020-03-04 DOI: 10.13130/2035-7362/13120 Issue No:Vol. 15 (2020)
Authors:Enrico Barbierato Pages: 195 - 225 Abstract: Nella Tempesta shakespeariana, le avversità della vita obbligano il povero Trinculo a condividere il giaciglio con qualcuno assai differente da lui (Misery acquaints a man with strange bed-fellows). Si tratta di un’immagine che rappresenta il momento in cui due individui (e, in senso traslato, due concetti) radicalmente diversi sono obbligati a percorrere il medesimo cammino per realizzare uno scopo comune. In questo lavoro, sostengo che alcune delle interpretazioni del misticismo medievale possono identificarsi in una forma di esperienza digitale basata sul World Wide Web, il quale, grazie al rapido sviluppo delle metodologie dell’Intelligenza Artificiale, si appresta a diventare una nuova forma di misticismo. In Shakespeare’s Tempest, the misfortunes of life force poor Trinculo to share a bed with a stranger in order to survive. This image represents the moment where two persons (or even two concepts), utterly different in their perspectives, share a path in order to achieve a common goal. In this article, I put forward the claim that some interpretations of Middle Ages philosophy can be identified as a form of digital experience based on the World Wide Web, which, thanks to the rapid development of Artificial Intelligence methodologies, opens up a new kind of mysticism for the future era. PubDate: 2020-03-04 DOI: 10.13130/2035-7362/13121 Issue No:Vol. 15 (2020)
Authors:Massimo Parodi Pages: 229 - 247 Abstract: La mistica, come l’essere, si può dire in molti modi diversi e questi modi non possono essere presi in considerazione in maniera sistematica. Accostando autori non considerati mistici in senso proprio, si intende fornire qualche spunto di riflessione, mostrando come aspetti tradizionalmente considerati mistici, si possano trovare nei più diversi ambiti: scienza, filosofia, poesia, politica. Se questo livello del pensiero è indispensabile per non cedere alle pretese tiranniche della ragione analitica, è opportuno in ogni caso evitare di farne un mondo a parte che si nutre della propria diversità e del proprio orgoglio. Mysticism, as well as being, can be said in many different ways and these ways cannot be taken into account in a systematic way. By comparing authors not considered mystical in the proper sense, we intend to provide some ideas for reflection, showing how aspects traditionally considered mystical can be found in the most diverse contexts: science, philosophy, poetry, politics. If this level of thought is indispensable in order not to submit to the tyrannical claims of analytical reason, it is necessary in any case to avoid making it a separate world that is nourished by its own diversity and pride. PubDate: 2020-03-04 DOI: 10.13130/2035-7362/13122 Issue No:Vol. 15 (2020)